domenica 14 settembre 2014

Il giovane Holden




Jerome David Salinger ( 1/01/1919 – 27 gennaio 2010) era uno scrittore Americano famoso per la sua ritrosia caratteriale che lo porterà a ritirarsi dalle scene dopo il ’65, anno dopo il quale non pubblicherà più nessuna opera.
Nonostante la sua vita non sia stata delle più spensierate per aver partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, i temi affrontati nei suoi scritti sottolineano sempre personaggi adolescenti che camminano in punta di piedi sulla terra dell’anticonformismo.
Il suo romanzo di esordio fu appunto Il Giovane Holden, pubblicato nel 1951 negli Stati Uniti d’America, che in quegli anni erano sotto la guida del presidente democratico Truman.
Salinger mette al mondo un romanzo di formazione, dove un giovane svogliatello, insoddisfatto di tutto, si aggira per New York sperperando i soldi dei genitori.
Famosa è la provenienza del titolo in lingua originale “The Catcher in the Rye” (che in italiano diventa Il Prenditore di Segale) estrapolato da una canzone scozzese, che ritroveremo anche all’interno del romanzo in un passaggio importante.
Inoltre siamo stati catturati dall’importanza di questo libro nell’omicidio di John Lennon, mito di sempre, che venne assassinato fondamentalmente da un fan di Holden Caulfield. Sì perché l’assassino portò con sé, sul luogo del delitto, proprio il famoso romanzo di Salinger. Speriamo solo che per ironia della sorte, Lennon avesse letto almeno una volta Il Giovane Holden.
Detto questo cominciamo a parlare del libro, che abbiamo deciso di leggere come prima scelta della nostra Classifica centenaria, proprio perché Il Giovane Holden è un romanzo di formazione e non volevamo leggerlo ancora più tardi di quanto non avessimo fatto.





   Salinger con “il giovane Holden” ha venduto più di un milione di copie in 53 anni, probabilmente per questo ne ho spesso sentito parlare ed è uno di quei libri che da sempre mi dico di voler recuperare. L’averlo trovato in cima alla lista dei cento libri da leggere nella vita poi non ha fatto altro che aumentare la mia curiosità.
Il nostro è stato un appuntamento al buio, non avevo mai letto nulla di questo autore e non conoscevo la sua vita, mi sono buttata nella lettura senza sapere cosa aspettarmi.
Non voglio dilungarmi sulla trama del libro, di che cosa parla probabilmente lo sapete già (anche perchè Fra, se ha rispettato i patti, ha fatto un riassuntino) e comunque ritengo che la trama non sia così importante, in questo caso.
Holden è un personaggio affascinante, un adolescente ribelle e anticonformista, Salinger l’ha disegnato con tanta precisione che è come se lo avessi conosciuto per davvero… è come se lo avessi fra gli amici di Facebook. A pensarci bene Holden sarebbe certamente uno degli ultimi esemplari di irriducibili, parlo di quell’amico che hanno tutti che si rifiuta categoricamente di iscriversi ad un social network e di omologarsi. Uno di quelli che quando si parla in compagnia di una foto pubblicata da un amico comune non perde MAI l’occasione per ribadire che lui non sa di cosa si stia parlando perché NON è iscritto a Facebook.
Mi ricorda un po’ uno dei ragazzini a cui do ripetizioni il pomeriggio, tenta sempre di sembrare più grande di quello che è, ma le difficoltà che riscontra sia nel rapportarsi con gli adulti che con i problemi della vita lo smascherano, rivelando la sua ingenuità.
Forse anche per la sua giovane età il protagonista ha una visione particolare del mondo, coglie aspetti della realtà che lo circonda, che normalmente non si notano o sui quali generalmente non ci si sofferma. Queste momenti sono senza dubbio i miei preferiti, ne ho sottolineati alcuni ed ero quasi tentata di trascrivere quello che mi è rimasto più impresso, ma poi ho pensato che sarebbe un vero peccato togliere a qualcuno il piacere di trovarsi a faccia a faccia con una di queste riflessioni che sono quasi nascoste fra le pagine e celate da un linguaggio gergale.
Proprio questo stile di scrittura e l’uso dello slang giovanile del tempo mi ha fatto riflettere, ho immaginato l’impatto che questo romanzo può aver avuto quando è uscito (considerando che è stato scritto nel ’51) e ho proprio letto fra le righe l’intento dell’autore di fare qualcosa di nuovo e scioccante.
Infatti il punto di vista e il linguaggio sono quelli che un adolescente di quei tempi avrebbe utilizzato. Questo aspetto mi ha fatto sorridere perchè mi è venuto spontaneo, mentre leggevo, immaginarmi i miei genitori da adolescenti che dicevano agli amici di avere una “macchina schifa” o che il gelato di quel determinato bar li “mandava in sollucchero”.
Purtroppo la traduzione italiana (frutto del lavoro di Adriana Motti, nel ‘61) oggi risulta essere piuttosto invecchiata, un paradosso considerando il titolo del libro stesso.
Inoltre il fascino delle espressioni strampalate di Holden devo ammettere che ha presto cominciato a svanire, fino a fare spazio ad un leggero fastidio per le numerosissime ripetizioni. Ho letto che l’autore ripete 222 volte l’espressione “and all”, tradotta in italiano con le parole “e compagnia bella”, e 156 volte fa dire al suo protagonista “goddam”, tradotta nella versione che ho letto con “dannato” ma che ai tempi pare avesse un’accezione molto più forte, più volgare. Ecco, diciamo che io non sono proprio la persona più paziente del mondo e alla quarta volta che leggo la stessa espressione comincio a storcere il naso… immaginate il fastidio per questa continua ripetizione di modi di dire degli anni cinquanta!
Proprio per ovviare alla perdita di incisività e per fare un piccolo lifting ad Holden (che quest’anno compirebbe 80 anni), e probabilmente anche per incrementare le vendite che nel 2014 sono calate di quasi 10 mila copie rispetto all’anno scorso, pare che quest’anno sia uscita una nuova traduzione del romanzo, affidata a Matteo Colombo che, ad esempio, ha sostituito tutti quei “dannato” nel più forte e attuale “cazzo”.
Mi rendo conto che la notizia sconvolgerà i più affezionati, ma probabilmente potrà avvicinare nuove generazioni a questo libro che, nonostante il linguaggio, è certamente molto attuale anche perchè sostanzialmente parla del disagio giovanile ed è un po’ un manifesto dell’insofferenza per l’ipocrisia che spesso permea la società, purtroppo non solo quella di sessanta anni fa. Proprio come accade ad Holden, spesso ci si concentra solo sugli aspetti della società che non ci piacciono, ma dovremmo riflettere e trovare anche qualcosa che ci piaccia, qualcosa che vorremmo fare da grandi.
Sono molto curiosa di leggere qualche altro scritto, anche per potermi fare un’ idea più precisa di quale sia il suo stile. Ho letto che, ad un certo punto della sua vita, l’autore ha deciso di smettere di pubblicare e si è rifugiato in casa, riducendo i contatti col mondo esterno allo stretto indispensabile, un po’ come sognava di fare Holden (se siete fortunati cercando su internet potrete trovare anche un film che racconta proprio di questo aspetto della sua vita, uscito solo negli Stati Uniti proprio l’anno scorso).
Cosa fare a questo punto? Uscirò ancora con Salinger? Beh… Direi di sì!



   Pensate un po’, in quegli anni di ripresa da una guerra devastante Salinger crea Holden, uno dei personaggi più viziati e pigri della letteratura mondiale. Non so a voi, ma a me questo contrasto ha fatto sorridere un po’. Unito al fatto che questo romanzo, seppur contenga un linguaggio molto scaltro con un protagonista cinico e bambinesco, diventerà poi un classico letto tuttora nella maggior parte dei licei, nonostante Holden non sia il banale esempio da seguire. Dai ammettetelo, un po’ fa storcere il naso anche a voi, no?
Ogni libro ha il suo tempo e mai come in questo caso, perché Holden va assolutamente conosciuto in piena adolescenza, in quel periodo della vita nel quale la scuola è un carcere e il divertimento ha motivo di esistere solo dove non ci sono regole.
Sì perché prima dei 20 anni ti senti amico del nostro protagonista, finalmente qualcuno ti capisce, ma passata quell’età lo vorresti solo prendere a pugni in faccia, soprattutto quando comincia ad odiare tutto e tutti usando quei termini ripetitivi e nauseabondi.
Solo che quando giri l’ultima pagina, anche a 30 anni, Holden un po’ lo capisci perché giovane ci sei stato pure tu e tra un “Vattelapesca” e un “Ci son rimasto secco” sei tornato 16enne insieme a lui.
E’ qua che secondo me questo romanzo prende tutto il significato che ancora oggi si porta sulle spalle, prendendosi non a caso il titolo come il più conosciuto dei lavori di Salinger. Perché tutti abbiamo avuto il nostro periodo Holden o ce lo stiamo avendo, nessuno escluso.
E se per tutto il romanzo rimarrete sul chi va là costante, come è successo a me, non preoccupatevi perché le ultime 30 pagine vi ripagheranno di tutte le volte nelle quali vi sarete chiesti: “Perché l’ho iniziato?”
Insomma il consiglio personale è quello di leggerlo, se disposti a tornare un po’ giovani e insicuri. Mettete da parte per 250 pagine circa i vostri doveri da adulto e senza troppi pregiudizi potrete amare o odiare questo romanzo a qualsiasi età.
Buon viaggio a New York!



Ps. Già dal nostro primo post si può evincere il fare sbrigativo e conciso maschile e quello più approfondito ed esteso femminile.

Il prossimo libro della lista che leggeremo sarà "Lettere a Theo" di Vincent Van Gogh.

2 commenti:

  1. L'ho letto non molto tempo fa ma ne ho un ricordo piuttosto sfuocato pur essendo certa di averlo apprezzato. Voglio rileggerlo!
    Proprio la settimana scorsa ho visto la mostra di Van Gogh a Milano ed è stata per me una vera rivelazione, sono uscita convinta di leggere Lettere a Theo e leggere che sarà , o è stata, una vosra futura lettura cade a fagiuuuolo!!non rieso a trovarlo cartaceo purtroppo.....

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  2. Ciao Mallory, benvenuta a bordo anche a te!
    Trovare Lettere a Theo cartaceo non è semplicissimo, ma basta recarsi in una qualsiasi libreria e ordinarlo oppure online. Noi abbiamo terminato questa lettura, infatti a breve pubblicheremo la nostra opinione a riguardo. Te ne consigliamo la lettura? Sì, ma con qualche riserva. Saremmo molto curiosi comunque di sapere la tua opinione, anche perchè online non se ne trovano moltissime.
    Alla prossima, un bacione!

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