mercoledì 25 marzo 2015

A VOLTE RITORNO - JOHN NIVEN




Un altro libro della nostra lista dei 100, A volte ritorno, è il romanzo dello scrittore scozzese John Niven edito in lingua originale nel 2011 ed in italiano l'anno successivo.

Dio, tornato da una vacanza di qualche secolo, si rende conto che sulla terra l'umanità è nei guai e manda Gesù per fornire agli uomini una guida che insegni loro l'unico comandamento importante: "fate i buoni". 











                           
VOTO: 4 

Se dovessi far leggere questo romanzo a mia madre potrei dimenticarmi per sempre le sue polpette della domenica o potrei tranquillamente decidere di trasferirmi in Cambogia senza nessun “ Portati il maglione pesante”. No, la temperatura per mia mamma non conta molto.
A volte ritorno nasce come romanzo ironico, fuori dagli schemi che prende per il bavero la storia di Gesù per rinnovargli tutto l’abbigliamento da H&M. Ecco, sembra un volume uscito da una catena di negozi simili.
Entri tra le mille luci, girovaghi tra i vari reparti, ti guardi intorno e, rivolgendoti allo scimmione dell’ingresso chiedi: “Scusi, ma i vestiti dove sono?”. Leggendo questo libro invece sentirai la tentazione fortissima di scrivere un’email a John Niven: “Scusami, ma il romanzo dov’è?”.
La prima parte del libro, con protagonista Dio, fa il suo dovere. Ridi, ti diverti, ma poi una volta che Gesù scende sulla terra per sculacciarci, almeno questa sarebbe la sua missione, qualcuno spegne le luci.
I personaggi che faranno da contorno li ho trovati veramente inutili, tanto che non ricordo nemmeno un loro nome e probabilmente ho citato solo quello del protagonista perché in giro è un tipo conosciuto.
John Niven vuole bacchettare questa nostra società un po’ come quelli che per salvare la fame nel mondo condividono un link su Facebook o fanno girare una catena di Sant’Antonio sulla Madonna. 
Creando  una trama inverosimile, scrivendo scene che, per quanto assurde, mi hanno fatto ridere. Quindi se ci vogliamo basare su questo, allora sì, A volte ritorno è un romanzo comico.
Forse sono così duro con il mio giudizio perché non è il mio genere, ma non ho trovato niente di positivo in questo romanzo, a parte l’ambientazione spassosa in paradiso e l’idea di base, che purtroppo pare avesse già avuto qualcun altro con Il Vangelo Secondo Biff.
Leggete altro, l’Inci del vostro shampoo per esempio.






VOTO: 5 -

Questo per me è stato un po’ il paint your life dei libri ma andiamo per gradi e spieghiamoci meglio: la prima volta che ho visto quel programma, su real time, mi sono detta “bella idea", prendere un oggetto vecchio per rimodernizzarlo e trovarne un nuovo utilizzo è una cosa intelligente e divertente da fare. Puntata dopo puntata l’entusiasmo per le creazione di Barbara è andato scemando e sempre più mi sono resa conto che quello che fa è essenzialmente prendere dei mobili discretamente utilizzabili, passarci 2 mani di vernice colorata e, nei peggiori dei casi, cercare di “abbellirli” con stencil dalla riuscita dubbia. Ho visto Barbara distruggere antichi tavoli di legno, utilizzare tappi delle bottiglie e spazzatura varia per decorare casa, e sedersi comodamente su un bancale edile, sostenendo che con un cuscino poteva diventare un divano…  L’idea di base è anche carina ma poi si ripete lo stesso concetto all’infinito, senza aggiungere mai niente di davvero innovativo e scadendo nel banale. Purtroppo la nostra conduttrice si rivela essere anche particolarmente poco carismatica e guardandola osservare con occhi adoranti le sue creazioni mentre afferma “non lo trovate meraviglioso?!?”, finisce con il farmi sentire dispiaciuta per lei.
L’idea di base del libro è la stessa del programma in questione: prendere i personaggi biblici e rimodermizzarli, catapultandoli ai giorni d’oggi.
Inizialmente ho ritenuto questa trovata abbastanza originale e ho apprezzato tutta la prima parte, ambientata fra il paradiso e l’infermo, davvero spassosa.
Niven accenna tematiche importanti come l’inquinamento, i problemi relativi alla chiesa cattolica, l’omofobia e più in generale l’incapacità del genere umano di accettare le diversità e mi piace soprattutto perché riesce a parlarne senza risultare pesante ma con ironia.
Già da subito ho notato che il suo stile di scrittura non poteva proprio essere considerato fine ma ciò non mi ha disturbato particolarmente.
I veri problemi iniziano quando Gesù viene mandato sulla terra (purtroppo questo non è uno spoiler perché succede nella primissima parte del romanzo): innanzitutto ho trovato alcune scene, come quella in prigione, abbastanza fastidiose da leggere, volgari e non necessarie ai fini del racconto; Non mi ritengo una lettrice e una persona puritana o bacchettona, non mi sconvolge leggere scene sessuali o di violenza ma dipende dal contesto e dal senso che le stesse hanno all’interno della narrazione. 
Il secondo problema è che il personaggio di Gesù è convincente quanto le creazioni di Barbara, inizialmente provi a capirle ed apprezzarne l’idea ma poi più le guardi e più ti chiedi “ma io metterei a casa un oggetto del genere?”. Gesù, pagina dopo pagina, si riduce ad essere una macchietta del “fricchettone” restando un personaggio poco incisivo e credibile.
Infine ho trovato la risoluzione del racconto forzata e non sono convinta che la missione che Dio ha commissionato al figlio possa essere considerata portata a termine.
Questo libro, come Paint your life, trova il tempo che trova. Non lo ritengo spiacevole ma neanche un capolavoro e tendenzialmente, sempre sullo stesso genere ma totalmente di un’altra categoria, consiglio mille volte la lettura del Vangelo secondo Biff (di cui parleremo in futuro, essendo parte della lista dei 100 libri).

sabato 14 marzo 2015

L'OMBRA DELLO SCORPIONE - Stephen King





Oggi parliamo di uno dei nostri 100 libri, L'ombra dello Scorpione, pubblicato nel 1978 e nel 1990 in versione integrale. Noi abbiamo affrontato la lettura di quest'ultima.
La stesura, circa 929 pagine, richiese ben 16 mesi, ma dopo mille fatiche Stephen King riuscì a portare a termine l'opera, dedicandola alla moglie Tabitha.

Un virus letale colpisce la popolazione di tutto il mondo, dagli Stati Uniti e oltre.
I sopravvissuti, in mezzo al niente, dovranno ricostruire una propria società, fissare le basi per una nuova esistenza. Ma un Uomo Nero ostacolerà il loro cammino, attraverso i sogni dominerà la loro mente...










                                   
                                  VOTO: 8 1/2

Ho trovato una grande difficoltà a cominciare la scrittura di questo mio parere sull’ultimo libro che abbiamo letto di Stephen King, ho dovuto far passare un mese prima di cominciare a scrivere.
Certamente si tratta di una delle opere più voluminose che ho letto dell’autore, soprattutto considerando che abbiamo deciso di buttarci sulla versione integrale, così più che una semplice lettura si è trasformata, per me, in un viaggio durato un mese intero.
Un viaggio particolare, in cui alla partenza pensavo di andare in un posto mentre all’arrivo mi sono accorta che la destinazione era diversa da quella che mi aspettavo. L’autore ha sapientemente diviso il romanzo in diverse parti, inizialmente ci fa vedere la diffusione del virus ed è meraviglioso il modo in cui riesce a comunicare la sensazione del contagio inevitabile ed inarrestabile. A metà libro l’argomento diventa un altro: la sopravvivenza, il tentativo di ricostruire una società, l’esigenza che ha l’uomo di vivere in gruppo, ma allo stesso tempo l’incapacità di avere una convivenza totalmente pacifica, accettando le scelte altrui.
Nella parte finale invece la tematica è la lotta fra il bene e il male.
Come nei migliori viaggi più che quanto è accaduto, la parte interessante è stata conoscere i compagni di viaggio e non parlo solo di Fra che ha letto il libro insieme a me. Parlo di Nick, che mi ha colpita subito e al quale mi sono molto affezionata, personaggio che nonostante non possa parlare riesce, non solo a comunicare benissimo, ma anche a trascinare con suo carisma gli altri. Parlo di Larry che ha avuto un riscatto e che ha potuto dimostrare di essere capace di diventare un ragazzo per bene... Parlo di Frannie che ho dovuto rassicurare e con la quale ho vissuto attimi di emozione vera, che mi ha fatto leggere il suo diario segreto e si è subito confidata con me. Ho avuto il piacere di conoscere Harold, un amico che ha ricevuto troppi schiaffi nella vita e che forse ho capito fino in fondo troppo tardi. Grazie a Tom Cullen, con la sua semplicità e bontà, ho potuto rivedere il mondo con gli occhi di un bambino. Ho accarezzato Kojack e attraversato con loro gli Stati Uniti. Ma non ho vissuto solo esperienze positive... ho sentito i morsi della fame con Loyd e provato il disgusto e il disagio nell’essere costretta a crocifiggere un altro essere umano!
King me li ha presentati uno ad uno, buoni e cattivi con la stessa attenzione (ed essendo un romanzo corale ci è voluto del tempo), mi ha raccontato la loro storia, come ognuno di loro ha affrontato il virus letale ed è stato nell’intimo forgiato dalla devastante esperienza di assistere alla morte, non solo di gran parte della popolazione mondiale, ma soprattutto di tutte le persone che aveva conosciuto. Mi ha bisbigliato nell’orecchio le loro debolezze per aiutarmi a comprendere la ragione di certi atteggiamenti.
Ho sognato l’uomo nero, l’uomo che cammina, Randall Flagg che è decisamente un altro punto forte di questo libro: molto intrigante, si intravede soltanto per gran parte del romanzo, complesso e per certi versi incomprensibile, una sensazione, un brivido che anche quando sembra non esserci è dietro di te.
Unici due nei che mi hanno lasciata perplessa sono: il personaggio che rappresenta i buoni, senza fare spoiler, diciamo solo che non mi ha convinta perchè l’ho trovato abbastanza ininfluente ai fini della trama e questo mi è spiaciuto e lo scontro vero e proprio fra buoni e cattivi, sul finale, mi ha lasciata delusa, trovando la conclusione dello stesso poco convincente… dico io, ma è possibile che un uomo che ti segue nei sogni, che è ovunque e chiunque, non veda arrivare una roba del genere?!
In ogni caso il mio giudizio è decisamente positivo, consiglio a tutti la lettura di questo capolavoro, anche a chi teme l’avvicinamento col Re perché conosce la sua fama di re dell’horror.
Questo libro più che spaventare, fa riflettere.




VOTO: 9

Come ogni viaggio che si rispetti, anche questo, dispone di un’ottima compagnia di marcia.
Sì, perché le prime parole che scriverò le voglio spendere per il “cast” fenomenale di questo romanzo, che ci farà da guida in questa lotta contro il male, contro l’imprevedibile.
Ogni personaggio di questo libro mi è rimasto dentro, in qualche cellula sparsa nel mio organismo, e sono certo che ogni tanto, quando meno me lo aspetterò, mi saluteranno come vecchi amici tra i miei mille pensieri, come ricordi veramente vissuti.
Con L’Ombra dello Scorpione, Stephen King, denota la cattiveria, la stupidità e allo stesso tempo la forza mentale di ogni essere umano.
Siamo nati scientificamente per un evento negativo, e ne moriremo per un altro.
L’autore fa saltare in aria un’intera società con tre/quattro starnuti, con la velocità imbarazzante di un virus, attimi dai quali non si potrà tornare indietro. Disarma un popolo basato sul materiale, sull’effimero, riportandolo ad epoche primordiali dove per sopravvivere non bastava pagare la bolletta del gas, ma costruirselo. E tutto questo avviene proprio per mano dell’essere umano. Oltre al danno, la beffa.
Con incantevole maestria King delinea, pagina dopo pagina, i personaggi che cercheranno di rimettere in piedi un intero mondo, scavando nelle loro personalità e facendone uscire caratterizzazioni perfette.
Una miriade di anime bianche contro un cuore nero, nero come la pece, nero come Randall Flagg.
Un cattivo cazzuto e caparbio nel portare avanti la sua guerra per avere il comando sulla terra, ci riuscirà?
Per scoprirlo dovrete leggere circa 900 pagine, ma il fulcro di questo romanzo non è l’avventura che l’autore americano ha costruito ad opera d’arte, ma il percoso introspettivo che ogni personaggio affronta con il passare del tempo.
Sogni inverosimile, così vicino alla realtà vi accompagneranno in questa lettura che, a mio parere, di horror non ha quasi niente. Attenzione, perché so che molti lettori hanno dovuto leggere questo libro con la luce accesa, quindi non basatevi interamente sulla mia opinione.
Preparatevi invece all’inquietudine, inquietudine pura. Perché la domanda che vi terrà per mano per tutto il tempo sarà “E se dovesse succedere a Noi?”
Dopo due mesi dalla lettura de L’ombra dello Scorpione, ancora mi pongo questa domanda.
Buona fortuna a voi!!!

 
Su questo romanzo è basata una serie di  cinque fumetti, curata dalla Marvel.
Anche un miniserie televisa del 1994, diretta Mick Garris.
Ed è in produzione un film, che verrà diviso in 4 parti, diretta Josh Boone, regista di Colpa delle Stelle (:/)