giovedì 11 dicembre 2014

ALABAMA MONROE - Una storia d'amore





        Titolo originale: The broken circle breakdown
        Paese di produzione: Belgio 
        Anno: 2012
        Genere: drammatico
        Regia: Felix Van Groeningen
        Sceneggiatura: Felix Van Groeningen e Carl Joos
        Attori principali: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens
       


                         






VOTO: 6+

Il sottotitolo di questo film potrebbe portarvi lontano da quello che poi è il contenuto vero e proprio di questa pellicola belga uscita nel 2012 e che probabilmente ha resistito nelle sale italiane per 3 giorni. Perché? Beh la massa era troppo impegnata a vedersi il lucertone di Godzilla in 3D o l’ultimo film della Marvel. In ogni caso il titolo avrebbe portato lontano anche me da Alabama Monroe, ma i numerosi premi nei quali è stato nominato hanno colpito la mia attenzione.
La prima parte del film è fatta a forma di cuore ed ha come protagonisti una coppia come tutte le altre, nata in zona cesarini e formata da classici individui che in Italia, o in qualche altro paese bigotto come il nostro, verrebbero additati come diversi.
Sì perché lui vive alla giornata, suona in un gruppo country e abita in un casolare mezzo abbandonato. Lei è ricoperta di tatuaggi molto sobri, che in più sono al centro del suo lavoro. Non scordiamoci poi della nostra piccola guest star, che credo sia la bambina più dolce vista al cinema.
La storia d’amore è lontana da questo film, perché al centro della trama dovremmo fare un frontale degno di Fast and Furious con il dolore che la malattia crea nella nostra società. Un dolore che è più forte dell’amore, della religione e di qualsiasi altro airbag che l’essere umano è portato a crearsi. Ma la malattia in sé non è la protagonista, ma bensì quello che distrugge.
Sono numerosi i flashback che secondo me danno sempre un tocco positivo ad un film e la fotografia ha alti voti. Non ho trovato particolarmente originale la regia di Van Groeningen a parte il fatto di sviluppare il dolore post malattia e non durante.
Inoltre viene toccato brevemente il tema cellule staminali, polemizzando sulla politica che adottano gli USA a riguardo. Nello specifico nei primi anni 2000.
Quello che manca a questo film secondo me è l’equilibrio tra i vari temi sfiorati, perché se ne vogliono affrontare troppi senza dare degno approfondimento a nessuno di questi. Manca una buona scrittura dei personaggi, specialmente per il protagonista maschile.
La visione è stata piacevole, ma una volta che i titoli di coda prenderanno il via secondo me vi ritroverete con qualche pezzo mancante, come se il film non avesse tutti i numeri giusti per restare nella vostra memoria.
L’unico motivo per il quale vi consiglierei questo film è perché, a tratti, è diverso rispetto ai numerosi movies che trattano la malattia del Cancro.




VOTO: 8
Mettiamo subito le cose in chiaro, senza girarci troppo intorno, questo film mi è piaciuto, moltissimo.
L’elemento che ho apprezzato maggiormente è l’originalità con cui è stato affrontato il tema molto gettonato del cancro, infatti se siamo abituati ai film che trattano del modo in cui le famiglie affrontano questo terribile male, lo siamo meno a vedere cosa succede dopo, che impatto ha vivere l’esperienza di un familiare, un figlio in questo caso, che si ammala.
Perché nei film spesso ci viene offerta una versione romanzata e fasulla di questa esperienza… le coppie ne escono quasi sempre rafforzate e le famiglie affrontano il dolore tenendosi per mano ma nella realtà sappiamo che non sempre si vive il dolore nello stesso modo e in totale sintonia con le persone che ci circondano. Frequentemente il dolore separa, spezza e travolge. Il dolore, quello vero, fa cambiare le persone e le fa scontrare, capita che non si capisca la reazione dell’altro perché è diversa dalla nostra e questo film mi è piaciuto proprio perché racconta la difficoltà di amarsi nelle situazioni tragiche.
La struttura della narrazione è articolata con salti temporali che inizialmente disorientano lo spettatore. Ritengo che in questo caso il montaggio dinamico sia stato sapientemente usato per smorzare le situazioni fortemente drammatiche, rendendo tutto più piacevole e interessante. Quando ho iniziando a vedere il film ho pensato che la storia ripercorresse l’evolversi della malattia e che quindi la narrazione sarebbe finita con la guarigione o la morte della piccola, invece sono stata piacevolmente sorpresa nel capire che non era quello il punto.
Molti sono i temi affrontati, oltre quello della malattia: si parla del conflitto fra religione e scienza. Del modo in cui, di fronte ai problemi della vita, ci si può rifugiare nel simbolismo o si può cercare una spiegazione razionale e scientifica.
Filo conduttore del racconto è la musica, caratterizzata dal suo potere quasi salvifico. Si può dire che il bluegrass è il terzo personaggio principale del film, un amico che unisce la coppia, aiuta nei momenti duri, li consola e li accompagna. È il veicolo delle emozioni più intense e intime, è ciò che resta dopo la tempesta. Fra l’altro ho scoperto che è un tipo di musica davvero piacevole, non ne avevo mai sentito parlare.
A proposito dei personaggi principali, fatemi dire anche questo: sono attori straordinari e ho apprezzato anche le doti canore. So che Fra non è totalmente d’accordo con me ma in particolare Veerle Baetens è affascinante: riesce a dilaniarti, a farti sentire il male che prova il suo personaggio, ma è capace anche di conquistarti quando sorride all'inizio del film e i suoi tatuaggi sono splendidi, realizzati davvero in modo esemplare.
Unico neo della pellicola è il fatto che troviamo un'espressione quasi solamente urlata della sofferenza e questo aspetto se da un lato travolge e commuove, dall'altro lascia come un vuoto; se il tema è la trattazione del dolore manca uno sguardo più lucido e distaccato, la fase successiva a quella in cui si urla e di battono i pugni… ma forse questa è stata solo una mia impressione, non so!
In ogni caso il film è consigliatissimo, vi lasciamo qui il link al trailer ufficiale in italiano.

mercoledì 15 ottobre 2014

Mr. Mercedes



Seppur a suo modo Stephen King riesce a sorprenderci anche questa volta con l’uscita di Mr. Mercedes perché classificato come thriller e non come romanzo horror.
In Mr. Mercedes troviamo un detective in pensione, annoiato dalla vita quotidiana, che un giorno verrà contattato da un criminale incontrato durante la sua carriera di poliziotto, il quale si divertirà dall’alto delle sue particolarità psicologiche a far impazzire il nostro pensionato, minacciando di tornare all’attivo.

Ecco i nostri pareri.

VOTO 7
Nonostante aspettassimo questa uscita da mesi ammetto che, come mia abitudine, non mi sono informata su quale fosse la trama e ho comprato il libro quasi a scatola chiusa, certamente trascinata dalla grande simpatia e stima che nutro per l’autore (nonostante le sue ultime due creature non fossero state proprio brillanti).Ammetto che, addirittura, quando l’ho acquistato leggevo il titolo in modo scorretto, non avendo capito che si riferiva alla nota casa automobilistica e credendo fosse il nome del protagonista… per intenderci mi ero immaginata il classico personaggio da fiction spagnola, di quelle dal doppiaggio raccapricciante, un uomo che probabilmente era sposato con qualcuno che avrebbe potuto chiamarsi, che ne so, Dolores!!
Ma veniamo alla mia opinione sulla lettura appena conclusa…
La prima parte del romanzo mi ha a dir poco entusiasmata, sono stata catturata dalla capacità di King di farmi entrare nella storia presentandomi dei personaggi sempre ben caratterizzati. Ho amato che il detective protagonista non fosse il classico uomo affascinante e nel fiore degli anni, mi è piaciuta la scelta di sottolinearne le fragilità. Inoltre ho apprezzato il modo di far interagire l’ex poliziotto in pensione con il killer e ho seguito con grande trepidazione la loro corrispondenza.
Devo dire che l’entusiasmo però, col procedere della lettura, è andato un po’ a scemare…
Prima di spiegare il perché di questa affermazione c’è una premessa doverosa da fare: il thriller è il mio genere preferito e sono stata felicissima di capire che ne stavo leggendo uno. So che la definizione americaneggiante di King per il libro in questione è di “Hard boiled” ma parlando come mangiamo si tratta sempre di un thriller e, secondo me, perché un libro di questo genere funzioni ci sono delle caratteristiche che deve avere, la più importante delle quali è il tenere il lettore incollato alle pagine, dalla prima di esse all’epilogo. 
Mr. Mercedes invece mi ha attratta come una calamita solo nella prima metà. Da quando qualcuno cucina le polpette (non voglio assolutamente fare spoiler e quindi sono volutamente vaga in questo passaggio) secondo me la tensione cala, non mi so spiegare il perché… e soprattutto le ultime cento pagine mi sembrano prodotte frettolosamente, nonostante il libro continui ad essere scritto da qualcuno che risaputamente sa il fatto suo, non ci sono più slanci particolari da parte dell’autore che mi è sembrato quasi adagiarsi. Deludente è poi il finale, il protagonista mi è sembrato un po’ l’Harry Potter della situazione, quello che arriva sempre dieci minuti dopo gli altri... Questo mi è dispiaciuto non solo perché manca un degno confronto fra alcuni personaggi, ma anche perché così si riduce drasticamente la pericolosità dello “sbieco” individuo.
Ammetto che non sapevo che fosse il primo capitolo di una trilogia e quindi il finale aperto mi ha stupita positivamente (anche se lo trovo abbastanza irrealistico, a dire il vero).  


In conclusione consiglierei la lettura di Mr. Mercedes perché nonostante non brilli in modo particolare rimane un libro ben scritto e che si fa leggere anche piuttosto velocemente, pur non rientrando certamente nella rosa dei miei preferiti del Re.


VOTO 7+
Inizialmente l’idea non mi stuzzicava nessuna curiosità, non amando i thriller, ma una volta visto il trailer del libro (http://stephenking.com/promo/mr_mercedes/book-trailer.html) non vedevo l’ora arrivasse il 30 settembre 2014 per spendere quelle modeste €19.90.
Solo per il Re sono disposto a spendere questa cifra, per un cartonato che, se vogliamo esser pignoli, non regala grandi gioie dal punto di vista dei materiali e della sua compattezza generale. Escludendo la copertina che ho trovato meravigliosa.
Lo stile di King non ti farà rimpiangere le 19.90 € spese, nemmeno per un attimo. Personaggi caratterizzati alla perfezione, profili psicologici degni del Re, dove sfoggia tutto il suo innato talento. E, pur essendo classificato come un thriller, Mr. Mercedes ti colpisce in piena schiena con i suoi brividi di malvagità e piani mostruosi.
Il confronto tra i due protagonisti è evidente, esiste solo il loro infinito duello, sotto l’ombrello blu di Debbie, simbolo di questo romanzo. Una coppia alla Batman&Joker, solo che i nostri "amici"non volano e non usano del pesantissimo make-up. Come evidenti sono i riferimenti ad alcune opere dello stesso autore, classico gioco dello zio Stevie che a noi lettori fa impazzire.
Vi ritroverete incollati alle pagine, ma…

Ad un certo punto del romanzo, quando ti aspetti il punto forte di un buon thriller il tutto inizia a prendere una piega banale con un ritmo meno incalzate, e sinceramente dal mio autore preferito mi aspettavo qualcosa di più. Questo non toglie al romanzo ottimi voti, per il ritmo e i personaggi,  Mr. Mercedes su tutti perché rappresenta in pieno lo stile del Re.
Come tutti ormai saprete questo volume è il primo di una trilogia, infatti Stephen King lascia un finale aperto che rende le ultime pagine meno deludenti.


Insomma nessun pentimento nell’aver affrontato questa lettura, ma se volete iniziare a leggere Stephen King per favore iniziate da altro.




Una curiosità che gli amanti di King non possono perdersi è che il sito in cui i protagonisti dialogano è stato realmente creato e in caso siate curiosi almeno quanto noi vi consigliamo di farci un salto e provare ad inserire la parola di accesso del detective, kermitfrog19... scoprirete che forse il libro non aveva finito di regalare brividi!!
:-)
per i più pigri di voi, ecco il link:

P.S. Ci dispiace se le nostre "recensioni" possono sembrare simili, ma avendo gli stessi gusti potremmo cadere in pareri vicini tra loro. Nonostante questo non vogliamo abbandonare la struttura del nostro blog che prevede due commenti diversi sul libro/film o altro in questione.
    
(Lo smile in questa pagina non stona per niente, e chi ha letto il libro lo sa benissimo)


domenica 14 settembre 2014

La nostra lista

Questo blog nasce da una di quelle idee notturne che spesso con la prima alba perdono di tono e convinzione, invece la nostra, con la luce del giorno, ha preso forma e carattere.
Volevamo che parte delle nostre passioni rimanesse impressa in qualche punto X, che le nostre opinioni potessero non sfumare nel tempo, così abbiamo deciso di aprire questo punto di incontro, per condividere il tutto con chi avrà piacere di seguirci.
Per raccontarvi chi siamo non basterebbero 18 post, quindi ci limiteremo a dire che siamo una coppia con molte fissazioni in comune, tipo finire una serie TV in due giorni o stipulare un contratto/lista appunto. 
Origamia4mani ha come base il progetto “I Cento Libri” che prevede la lettura di un centinaio di libri appunto, senza nessun limite di tempo. Ci siamo ispirati alla famosa lista della BBC, sfoltendola qua e là per aggiungere titoli consigliati da persone importanti della nostra vita e dai nostri gusti personali. La lettura di ogni singolo libro avverrà ovviamente nello stesso periodo e pubblicheremo in seguito i nostri DISTINTI pareri. Quindi avrete il punto di vista maschile e quello femminile, e credetemi che c’è da preoccuparsi. Anzi, forse non troppo perchè spesso abbiamo opinioni simili. L’intento sarebbe quello di farvi partecipare per condividere con voi le nostre letture, infatti chi vorrà sarà accolto a 4braccia aperte.
Vogliamo subito precisare che le nostre non verranno chiamate recensioni, perchè il nostro lavoro è un altro e probabilmente non avremmo le facoltà idonee per farne mezza. Però vi assicuriamo un parere sincero e spensierato, sperando per voi di essere un minimo leggibili.
Ecco la lista dei 100 libri
1. Gita al faro – Virgina Woolf
2. Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien
3. Il Profeta – Kahlil Gibran
4. la tregua – Primo Levi
5. Il vangelo secondo Biff – Christopher Moore
6. Cime Tempestose – Emily  Brontë
7. Io sono leggenda ¬– Richard Matheson
8. L’ombra dello scorpione – Sthephen King 
9. Notre dame de Paris – Victor Hugo
10. Norwegian wood – Haruki Murakami
11. Piccole Donne – Louisa M. Alcott
12. Lessico Familiare – Natalia Ginzburg
13. Sogno di una notte di mezza estate – William Shakespeare
14. Molto forte incredibilmente vicino – Jonathan Safran Foer
15. Il Giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani
16. Lo Hobbit – J.R.R. Tolkien
17. Il Nome della Rosa – Umberto Eco
18. Il Gattopardo – Tommaso di Lampedusa
19. Il Processo – Franz Kafka
20. Le Affinità Elettive – J.W. Goethe
21. The revolutionary road – Richard Yates
22. La bottega dell’antiquario – Charles Dickens
23. Guerra e Pace – Lev Tolstoj
24. Guida Galattica per Autostoppisti – Douglas Adams
25. Delitto e Castigo – Fedor Dostoevskij
26. Anna Karenina – Lev Tolstoj
27. David Copperfield – Charles Dickens
28. Le Cronache di Narnia – C.S. Lewis
29. Cuore – Edmondo de Amicis
30. Memorie di una Geisha – Arthur Golden
31. Cento Anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez
32. La Fattoria degli Animali – George Orwell
33. Gli antenati – Italo Calvino
34. Gli Indifferenti – Alberto Moravia
35. I Malavoglia – Giovanni Verga
36. Sei personaggi in cerca d’autore – Luigi Pirandello
37. Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway
38. Don Chisciotte della Mancia – Miguel de Cervantes
39. Le Avventure di Pinocchio – Carlo Collodi
40. La luna e i Falò – Cesare Pavese
41. Moby Dick – Herman Melville
42. Dracula – Bram Stoker
43. Lolita – Vladimir Nabokov
44. Tre Uomini in Barca – Jerome K. Jerome
45. Gente di Dublino – James Joyce
46. Germinale – Emile Zola
47. La fiera della vanità – William M. Thackeray
48. Il Colore Viola – Alice Walker
49. Ghost – Joe Hill
50. Il Rosso e il Nero – Stendhal
51. Cuore di tenebra – Joseph Conrad
52. I tre moschettieri – Alexandre Dumas
53. La fabbrica di cioccolato – Roal Dahl
54. I miserabili – Victor Hugo
55. Io, robot – Isaac Asimov
56. Stagioni diverse – Stephen King
57. Il giro del mondo in 80 giorni – Jules Verne
58. Intervista con la storia – Oriana Fallaci
59. Mele bianche – Jonathan Carroll
60. Conoscerete la vostra velocità – Dave Eggers
61. De profundis – Oscar Wilde
62. Lettere a Theo – Vincent Van Gogh
63. Un ragazzo – Nick Hornby
64. La storia – Elsa Morante
65. Questo dolore ti sarà utile – Peter Cameron
66. Post Office – Charles Bukowski
67. Stardust – Neil Gaiman
68. La valle dell’Eden – John Steinbeck
69. In una sola persona – John Irving
70. Delitto in cielo – Agatha Chistie
71. L’assassino di Roger Ackroyd – Agatha Christie
72. Abbiamo sempre vissuto nel castello – Shirley Jackson
73. Honeymoon – Banana Yoshimoto
74. Furore – John Steinbeck
75. Venuto al mondo – Margaret Mazzantini
76. La strada – Comac McCarthy
77. Un indovino mi disse – Tiziano Terzani
78. Racconti dell’impossibile – Edgar Allan Poe
79. Anime morte – Nikolaj Gogol’
80. La casa degli spiriti – Isabel Allende
81. Opinioni di un clown – Heinrich Boll
82. Shantaram – G.D. Roberts
83. Il mondo secondo Garp – John Irving
84. Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde – R.L. Stevenson
85. La storia infinita – Michael Ende
86. Una vita all’”improvvisa” – Dario Fo
87. Musica – Yukio Mishima
88. Il Dio delle illusioni – Donna Tartt
89. Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay – Michael Chabon
90. Open – Andre Agassi
91. La trilogia del Drive-In – Joe R. Lansdale
92. Soffocare – Chuck Palahniuk
93. Il giovane Holden – J.D. Salinger
94. Roderick Duddle – Michele Mari
95. A volte ritorno -John Niven
96. Viva la vida – Pino Cacucci
97. La lacrima del diavolo – Jeffery Deaver
98. Il richiamo della foresta – Jack Landon
99. I viaggi di Gulliver – Jonathan Swift
100. City – Alessandro Baricco
Chi volesse partecipare a questo progetto, o fare con noi anche una singola lettura, può comunicarcelo sotto l’ultimo post che troverete sul nostro blog o contattarci, per qualsiasi altra cosa, alla nostra email origamia4mani@gmail.com o alla nostra pagina Facebook cliccando qui.
Noi COMUNICHEREMO LA NOSTRA PROSSIMA LETTURA nell’ultima recensione presente nella sezione I Cento Libri e nella nostra pagina Facebook.
Grazie a chi deciderà di leggerci, mezza volta o con continuità.

Infine vi poniamo la domanda del secolo. 
Quali sono i libri che, secondo voi, dovrebbero essere letti nella vita? 
Insomma, qual è la vostra lista? 

P.S. I titoli scritti in rosso SONO GIà STATI LETTI.
       Il titolo scritti in verde SONO LE LETTURE IN CORSO.

i due uccelli su carta    Paola e Francesco

Il giovane Holden




Jerome David Salinger ( 1/01/1919 – 27 gennaio 2010) era uno scrittore Americano famoso per la sua ritrosia caratteriale che lo porterà a ritirarsi dalle scene dopo il ’65, anno dopo il quale non pubblicherà più nessuna opera.
Nonostante la sua vita non sia stata delle più spensierate per aver partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, i temi affrontati nei suoi scritti sottolineano sempre personaggi adolescenti che camminano in punta di piedi sulla terra dell’anticonformismo.
Il suo romanzo di esordio fu appunto Il Giovane Holden, pubblicato nel 1951 negli Stati Uniti d’America, che in quegli anni erano sotto la guida del presidente democratico Truman.
Salinger mette al mondo un romanzo di formazione, dove un giovane svogliatello, insoddisfatto di tutto, si aggira per New York sperperando i soldi dei genitori.
Famosa è la provenienza del titolo in lingua originale “The Catcher in the Rye” (che in italiano diventa Il Prenditore di Segale) estrapolato da una canzone scozzese, che ritroveremo anche all’interno del romanzo in un passaggio importante.
Inoltre siamo stati catturati dall’importanza di questo libro nell’omicidio di John Lennon, mito di sempre, che venne assassinato fondamentalmente da un fan di Holden Caulfield. Sì perché l’assassino portò con sé, sul luogo del delitto, proprio il famoso romanzo di Salinger. Speriamo solo che per ironia della sorte, Lennon avesse letto almeno una volta Il Giovane Holden.
Detto questo cominciamo a parlare del libro, che abbiamo deciso di leggere come prima scelta della nostra Classifica centenaria, proprio perché Il Giovane Holden è un romanzo di formazione e non volevamo leggerlo ancora più tardi di quanto non avessimo fatto.





   Salinger con “il giovane Holden” ha venduto più di un milione di copie in 53 anni, probabilmente per questo ne ho spesso sentito parlare ed è uno di quei libri che da sempre mi dico di voler recuperare. L’averlo trovato in cima alla lista dei cento libri da leggere nella vita poi non ha fatto altro che aumentare la mia curiosità.
Il nostro è stato un appuntamento al buio, non avevo mai letto nulla di questo autore e non conoscevo la sua vita, mi sono buttata nella lettura senza sapere cosa aspettarmi.
Non voglio dilungarmi sulla trama del libro, di che cosa parla probabilmente lo sapete già (anche perchè Fra, se ha rispettato i patti, ha fatto un riassuntino) e comunque ritengo che la trama non sia così importante, in questo caso.
Holden è un personaggio affascinante, un adolescente ribelle e anticonformista, Salinger l’ha disegnato con tanta precisione che è come se lo avessi conosciuto per davvero… è come se lo avessi fra gli amici di Facebook. A pensarci bene Holden sarebbe certamente uno degli ultimi esemplari di irriducibili, parlo di quell’amico che hanno tutti che si rifiuta categoricamente di iscriversi ad un social network e di omologarsi. Uno di quelli che quando si parla in compagnia di una foto pubblicata da un amico comune non perde MAI l’occasione per ribadire che lui non sa di cosa si stia parlando perché NON è iscritto a Facebook.
Mi ricorda un po’ uno dei ragazzini a cui do ripetizioni il pomeriggio, tenta sempre di sembrare più grande di quello che è, ma le difficoltà che riscontra sia nel rapportarsi con gli adulti che con i problemi della vita lo smascherano, rivelando la sua ingenuità.
Forse anche per la sua giovane età il protagonista ha una visione particolare del mondo, coglie aspetti della realtà che lo circonda, che normalmente non si notano o sui quali generalmente non ci si sofferma. Queste momenti sono senza dubbio i miei preferiti, ne ho sottolineati alcuni ed ero quasi tentata di trascrivere quello che mi è rimasto più impresso, ma poi ho pensato che sarebbe un vero peccato togliere a qualcuno il piacere di trovarsi a faccia a faccia con una di queste riflessioni che sono quasi nascoste fra le pagine e celate da un linguaggio gergale.
Proprio questo stile di scrittura e l’uso dello slang giovanile del tempo mi ha fatto riflettere, ho immaginato l’impatto che questo romanzo può aver avuto quando è uscito (considerando che è stato scritto nel ’51) e ho proprio letto fra le righe l’intento dell’autore di fare qualcosa di nuovo e scioccante.
Infatti il punto di vista e il linguaggio sono quelli che un adolescente di quei tempi avrebbe utilizzato. Questo aspetto mi ha fatto sorridere perchè mi è venuto spontaneo, mentre leggevo, immaginarmi i miei genitori da adolescenti che dicevano agli amici di avere una “macchina schifa” o che il gelato di quel determinato bar li “mandava in sollucchero”.
Purtroppo la traduzione italiana (frutto del lavoro di Adriana Motti, nel ‘61) oggi risulta essere piuttosto invecchiata, un paradosso considerando il titolo del libro stesso.
Inoltre il fascino delle espressioni strampalate di Holden devo ammettere che ha presto cominciato a svanire, fino a fare spazio ad un leggero fastidio per le numerosissime ripetizioni. Ho letto che l’autore ripete 222 volte l’espressione “and all”, tradotta in italiano con le parole “e compagnia bella”, e 156 volte fa dire al suo protagonista “goddam”, tradotta nella versione che ho letto con “dannato” ma che ai tempi pare avesse un’accezione molto più forte, più volgare. Ecco, diciamo che io non sono proprio la persona più paziente del mondo e alla quarta volta che leggo la stessa espressione comincio a storcere il naso… immaginate il fastidio per questa continua ripetizione di modi di dire degli anni cinquanta!
Proprio per ovviare alla perdita di incisività e per fare un piccolo lifting ad Holden (che quest’anno compirebbe 80 anni), e probabilmente anche per incrementare le vendite che nel 2014 sono calate di quasi 10 mila copie rispetto all’anno scorso, pare che quest’anno sia uscita una nuova traduzione del romanzo, affidata a Matteo Colombo che, ad esempio, ha sostituito tutti quei “dannato” nel più forte e attuale “cazzo”.
Mi rendo conto che la notizia sconvolgerà i più affezionati, ma probabilmente potrà avvicinare nuove generazioni a questo libro che, nonostante il linguaggio, è certamente molto attuale anche perchè sostanzialmente parla del disagio giovanile ed è un po’ un manifesto dell’insofferenza per l’ipocrisia che spesso permea la società, purtroppo non solo quella di sessanta anni fa. Proprio come accade ad Holden, spesso ci si concentra solo sugli aspetti della società che non ci piacciono, ma dovremmo riflettere e trovare anche qualcosa che ci piaccia, qualcosa che vorremmo fare da grandi.
Sono molto curiosa di leggere qualche altro scritto, anche per potermi fare un’ idea più precisa di quale sia il suo stile. Ho letto che, ad un certo punto della sua vita, l’autore ha deciso di smettere di pubblicare e si è rifugiato in casa, riducendo i contatti col mondo esterno allo stretto indispensabile, un po’ come sognava di fare Holden (se siete fortunati cercando su internet potrete trovare anche un film che racconta proprio di questo aspetto della sua vita, uscito solo negli Stati Uniti proprio l’anno scorso).
Cosa fare a questo punto? Uscirò ancora con Salinger? Beh… Direi di sì!



   Pensate un po’, in quegli anni di ripresa da una guerra devastante Salinger crea Holden, uno dei personaggi più viziati e pigri della letteratura mondiale. Non so a voi, ma a me questo contrasto ha fatto sorridere un po’. Unito al fatto che questo romanzo, seppur contenga un linguaggio molto scaltro con un protagonista cinico e bambinesco, diventerà poi un classico letto tuttora nella maggior parte dei licei, nonostante Holden non sia il banale esempio da seguire. Dai ammettetelo, un po’ fa storcere il naso anche a voi, no?
Ogni libro ha il suo tempo e mai come in questo caso, perché Holden va assolutamente conosciuto in piena adolescenza, in quel periodo della vita nel quale la scuola è un carcere e il divertimento ha motivo di esistere solo dove non ci sono regole.
Sì perché prima dei 20 anni ti senti amico del nostro protagonista, finalmente qualcuno ti capisce, ma passata quell’età lo vorresti solo prendere a pugni in faccia, soprattutto quando comincia ad odiare tutto e tutti usando quei termini ripetitivi e nauseabondi.
Solo che quando giri l’ultima pagina, anche a 30 anni, Holden un po’ lo capisci perché giovane ci sei stato pure tu e tra un “Vattelapesca” e un “Ci son rimasto secco” sei tornato 16enne insieme a lui.
E’ qua che secondo me questo romanzo prende tutto il significato che ancora oggi si porta sulle spalle, prendendosi non a caso il titolo come il più conosciuto dei lavori di Salinger. Perché tutti abbiamo avuto il nostro periodo Holden o ce lo stiamo avendo, nessuno escluso.
E se per tutto il romanzo rimarrete sul chi va là costante, come è successo a me, non preoccupatevi perché le ultime 30 pagine vi ripagheranno di tutte le volte nelle quali vi sarete chiesti: “Perché l’ho iniziato?”
Insomma il consiglio personale è quello di leggerlo, se disposti a tornare un po’ giovani e insicuri. Mettete da parte per 250 pagine circa i vostri doveri da adulto e senza troppi pregiudizi potrete amare o odiare questo romanzo a qualsiasi età.
Buon viaggio a New York!



Ps. Già dal nostro primo post si può evincere il fare sbrigativo e conciso maschile e quello più approfondito ed esteso femminile.

Il prossimo libro della lista che leggeremo sarà "Lettere a Theo" di Vincent Van Gogh.