giovedì 11 dicembre 2014

ALABAMA MONROE - Una storia d'amore





        Titolo originale: The broken circle breakdown
        Paese di produzione: Belgio 
        Anno: 2012
        Genere: drammatico
        Regia: Felix Van Groeningen
        Sceneggiatura: Felix Van Groeningen e Carl Joos
        Attori principali: Johan Heldenbergh, Veerle Baetens
       


                         






VOTO: 6+

Il sottotitolo di questo film potrebbe portarvi lontano da quello che poi è il contenuto vero e proprio di questa pellicola belga uscita nel 2012 e che probabilmente ha resistito nelle sale italiane per 3 giorni. Perché? Beh la massa era troppo impegnata a vedersi il lucertone di Godzilla in 3D o l’ultimo film della Marvel. In ogni caso il titolo avrebbe portato lontano anche me da Alabama Monroe, ma i numerosi premi nei quali è stato nominato hanno colpito la mia attenzione.
La prima parte del film è fatta a forma di cuore ed ha come protagonisti una coppia come tutte le altre, nata in zona cesarini e formata da classici individui che in Italia, o in qualche altro paese bigotto come il nostro, verrebbero additati come diversi.
Sì perché lui vive alla giornata, suona in un gruppo country e abita in un casolare mezzo abbandonato. Lei è ricoperta di tatuaggi molto sobri, che in più sono al centro del suo lavoro. Non scordiamoci poi della nostra piccola guest star, che credo sia la bambina più dolce vista al cinema.
La storia d’amore è lontana da questo film, perché al centro della trama dovremmo fare un frontale degno di Fast and Furious con il dolore che la malattia crea nella nostra società. Un dolore che è più forte dell’amore, della religione e di qualsiasi altro airbag che l’essere umano è portato a crearsi. Ma la malattia in sé non è la protagonista, ma bensì quello che distrugge.
Sono numerosi i flashback che secondo me danno sempre un tocco positivo ad un film e la fotografia ha alti voti. Non ho trovato particolarmente originale la regia di Van Groeningen a parte il fatto di sviluppare il dolore post malattia e non durante.
Inoltre viene toccato brevemente il tema cellule staminali, polemizzando sulla politica che adottano gli USA a riguardo. Nello specifico nei primi anni 2000.
Quello che manca a questo film secondo me è l’equilibrio tra i vari temi sfiorati, perché se ne vogliono affrontare troppi senza dare degno approfondimento a nessuno di questi. Manca una buona scrittura dei personaggi, specialmente per il protagonista maschile.
La visione è stata piacevole, ma una volta che i titoli di coda prenderanno il via secondo me vi ritroverete con qualche pezzo mancante, come se il film non avesse tutti i numeri giusti per restare nella vostra memoria.
L’unico motivo per il quale vi consiglierei questo film è perché, a tratti, è diverso rispetto ai numerosi movies che trattano la malattia del Cancro.




VOTO: 8
Mettiamo subito le cose in chiaro, senza girarci troppo intorno, questo film mi è piaciuto, moltissimo.
L’elemento che ho apprezzato maggiormente è l’originalità con cui è stato affrontato il tema molto gettonato del cancro, infatti se siamo abituati ai film che trattano del modo in cui le famiglie affrontano questo terribile male, lo siamo meno a vedere cosa succede dopo, che impatto ha vivere l’esperienza di un familiare, un figlio in questo caso, che si ammala.
Perché nei film spesso ci viene offerta una versione romanzata e fasulla di questa esperienza… le coppie ne escono quasi sempre rafforzate e le famiglie affrontano il dolore tenendosi per mano ma nella realtà sappiamo che non sempre si vive il dolore nello stesso modo e in totale sintonia con le persone che ci circondano. Frequentemente il dolore separa, spezza e travolge. Il dolore, quello vero, fa cambiare le persone e le fa scontrare, capita che non si capisca la reazione dell’altro perché è diversa dalla nostra e questo film mi è piaciuto proprio perché racconta la difficoltà di amarsi nelle situazioni tragiche.
La struttura della narrazione è articolata con salti temporali che inizialmente disorientano lo spettatore. Ritengo che in questo caso il montaggio dinamico sia stato sapientemente usato per smorzare le situazioni fortemente drammatiche, rendendo tutto più piacevole e interessante. Quando ho iniziando a vedere il film ho pensato che la storia ripercorresse l’evolversi della malattia e che quindi la narrazione sarebbe finita con la guarigione o la morte della piccola, invece sono stata piacevolmente sorpresa nel capire che non era quello il punto.
Molti sono i temi affrontati, oltre quello della malattia: si parla del conflitto fra religione e scienza. Del modo in cui, di fronte ai problemi della vita, ci si può rifugiare nel simbolismo o si può cercare una spiegazione razionale e scientifica.
Filo conduttore del racconto è la musica, caratterizzata dal suo potere quasi salvifico. Si può dire che il bluegrass è il terzo personaggio principale del film, un amico che unisce la coppia, aiuta nei momenti duri, li consola e li accompagna. È il veicolo delle emozioni più intense e intime, è ciò che resta dopo la tempesta. Fra l’altro ho scoperto che è un tipo di musica davvero piacevole, non ne avevo mai sentito parlare.
A proposito dei personaggi principali, fatemi dire anche questo: sono attori straordinari e ho apprezzato anche le doti canore. So che Fra non è totalmente d’accordo con me ma in particolare Veerle Baetens è affascinante: riesce a dilaniarti, a farti sentire il male che prova il suo personaggio, ma è capace anche di conquistarti quando sorride all'inizio del film e i suoi tatuaggi sono splendidi, realizzati davvero in modo esemplare.
Unico neo della pellicola è il fatto che troviamo un'espressione quasi solamente urlata della sofferenza e questo aspetto se da un lato travolge e commuove, dall'altro lascia come un vuoto; se il tema è la trattazione del dolore manca uno sguardo più lucido e distaccato, la fase successiva a quella in cui si urla e di battono i pugni… ma forse questa è stata solo una mia impressione, non so!
In ogni caso il film è consigliatissimo, vi lasciamo qui il link al trailer ufficiale in italiano.